domenica 20 novembre 2011

I RIFIUTI ALIMENTARI POTREBBERO SFAMARE IL MONDO


 Meno sprechi, meno rifiuti

In occasione della Settimana Europea per la riduzione dei rifiuti -19 -27 Novembre - (European Week for Wast Reduction - EWWR) si moltiplicano le iniziative nazionali ed europee volte all'abbattimento delle quantità di rifiuti prodotti da famiglie, imprese e pubbliche amministrazioni.

L'evento, giunto alla sua 3° edizione, ha riscosso anche quest'anno un grande successo, con circa 900 azioni validate, ossia 900 progetti concreti e azioni di sensibilizzazione approvate e certificate da un comitato di organizzatori (ONG, amministrazioni, associazioni).

Queste azioni sono focalizzate sui vari stadi del ciclo del prodotto, passando dalla produzione e dal consumo al riutilizzo. E si basano su uno dei seguenti 5 temi:
  • Troppi Rifiuti 
  • Produrre Meglio
  • Consumare Meglio
  • Prodotti con una Vita più Lunga
  • Meno Rifiuti Buttati

La mia curiosità è stata catturata da un'iniziativa d'oltremanica che ben s'inserisce in tale virtuoso afflato: "Feeding the 5000".

 A Londra 5000 pasti gratis preparati con cibo brutto ma buono

Lo scorso venerdì a Trafalgar Square - la piazza più grande e famosa di Londra - sono stati distribuiti 5000 pasti gratis.

Carote utilizzate per il Feeding the 5000

Carote stampalate, patate deformi e un variopinto caleidoscopio di ortaggi dalle forme un po' bizzare sono state utlizzati da un team di grandi chef, supportati da cento volontari impegnati nel lavaggio, nella sbucciatura e nel taglio di tonnellato di ortaggi e verdure, per dar vita a prelibatissime pietanze offerte gratuitamente a 5000 persone.

Si tratta di cibo freschissimo, dal sapore identico a quello dei corrispettivi ortaggi dalle armoniche fattezze, scartati dalla distribuzione o abbandonati nei supermercati a causa del loro aspetto non convenzionale. Anche se il problema degli sprechi alimentari riguarda anche il cibo "normale" che diventa spazzatura a causa di un'offerta sovrabbondante.

 Il promotore dell'iniziativa è lo scrittore Tristram Stuart che definisce uno "scandalo globale" la quantità di cibo che ogni giorno finisce nelle pattumiere dei Paesi occidentali.

In Europa e negli Stati Uniti nell'arco degli ultimi 40 anni i prezzi dei generi alimentari sono scesi e il cibo è diventato una merce usa e getta. Circa un terzo del cibo prodotto per il consumo, 1,3 miliardi di tonnellate di beni alimentari, va perduto o sprecato (dati FAO). Tutto questo mentre nel mondo ci sono quasi un miliardo di persone denutrite che soffrono la fame. 

Stuart sottolinea come che la crescente domanda di produzione di cibo contribuisce a:

  • deforestazione
  • erosione del suolo
  • esaurimento di acqua
  • perdita di biodiversità

Troppo buono per essere buttato

Scopo della manifestazione eco-gastronomica è stato quello di sensibilizzare l'opinione pubblica sul problema delle eccedenze alimentari attraverso ricette e utili suggerimenti  per la creazione di gustosi manicaretti con il cibo avanzato, che altrimenti sarebbe stato buttato via.

Il Global Food Losses and Food Waste

Uno studio commissionato dalla FAO che ha dato origine a un dossier intitolato Global Food Losses and Food Waste (Perdita e spreco di cibo a livello mondiale ) mostra che il consumatore sarebbe disposto a comprare prodotti che non rispondono a criteri estetici purché essi siano sicuri ed abbiano un buon sapore. Di conseguenza i consumatori hanno l'enorme potere di influenzare gli standard di qualità del cibo.

Lo spreco di cibo è un problema tipico dei paesi industrializzati. In Europa ed in Nord America lo spreco pro capite da parte del consumatore è calcolato intorno ai 95-115 kg all'anno, mentre in Africa sub-sahariana e nel sudest asiatico ammonta a soli 6-11 kg l'anno.

Un preciso impegno per le aziende

Oltre a chiedere al pubblico di impegnarsi a cambiare i loro criteri di scelta alimentari, alle aziende che hanno aderito al "Feeding the 5000" è stato chiesto di  firmare un impegno per:

  • la riduzione dei rifiuti
  • la ridistribuzione delle eccedenze in beneficenza
  • la destinazione del cibo rimanente  agli animali  come mangime
  • il riciclo degli scarti alimentari mediante compostaggio
Ciò permetterebbe di mandare in discarica solo una minima quantità di cibo.













mercoledì 19 ottobre 2011

L'inceneritore che inquina le acque

2002 - 2011: quasi dieci anni di indisturbata attività d'inquinamento. Il termovalorizzatore La Fenice è oggi nell'occhio del ciclone per aver inquinato le falde acquifere della zona di San Nicola di Melfi.

La questione era stata portata alla ribalta delle cronache da Striscia la Notizia, chiamata da un gruppo di cittadini preoccupati dal sensibile aumento dei casi di tumore registrato proprio nell'area in cui sorge il termovalorizzatore La Fenice: la zona del Vulture-Melfese. (un post dell'AntiFuffa di qualche mese fa sottolineava l'ascesa delle curve tumorali in Basilicata ).

Solo dopo la denuncia del tg satirico l'indagine - a cui già lavorava la Magistratura dal 2009 -  ha un'accelerazione che si rivelerà decisiva.

E questo è un dato su cui riflettere.
E' mai possibile che in Italia una trasmissione di satira sia l'unico mezzo per smuovere le autorità dormienti?

Ecco che a Settembre l'ARPAB - L'Agenzia Regionale per la Protezione dell'Ambiente della Basilicata - tira fuori i dati allarmanti riferiti alla presenza di sostanze inquinanti cancerogene (metalli come ferro e benzene) nell'area del melfese, che sforano ampiamente i limiti massimi previsti dalla legge.

Lo scandalo è che l'ARPAB conosceva quei valori dal 2002 e non li ha mai né divulgati né tantomeno comunicati alle autorità competenti.

E così due dirigenti dell'ARPA Basilicata - Vincenzo Sigillito, ex direttore generale, e Bruno Bove, coordinatore del dipartimento provinciale - sono finiti ai domiciliari e un paio di giorni dopo è arrivata la decisione di sospendere l'attività dell'impianto di smaltimento dei rifiuti speciali. 

Una decisione attesa dai cittadini e sicuramente una prima vittoria dell'attivissimo comitato Diritto alla Salute, che con tenacia si è battuto affinché la Magistratura e la politica locale affrontassero finalmente il tema del termovalorizzatore La Fenice.


All'improvviso si è svegliato anche il nostro Ministro dell'Ambiente Prestigiacomo che ha assicurato accertamenti da parte dell'Istituto Superiore di Sanità e un piano di bonifica del sito contaminato.
 
Adesso io chiedo agli amministratori della mia regione: "da che parte volete stare ? "

La Basilicata del Giano Bifronte
Non è ammissibile che la politica locale si comporti come il Giano Bifronte che, da un lato, promuove con progetti innovati il turismo - vedi il  Diario Digitale - e, dall'altro, permette che la Regione diventi la discarica italiana dei rifiuti speciali.


Il Diario digitale della Basilicata
Il progetto finanziato dall'APT Basilicata è l'originale diario di viaggio di un gruppo di giovani artisti under 35 (blogger, video maker e fotografi) provenienti da tutto il mondo.

Un modo alternativo e low cost di raccontare e promuovere il territorio attraverso 7 micro storie della durata di 120 secondi, da diffondere in rete attraverso le piattaforme del web 2.0.

7 modi di narrare un luogo ricco di tradizioni e cultura, e soprattutto con una natura da difendere.
L'auspicio è che la Basilicata resti quella raccontata dal primo video del Diario Digitale:










lunedì 10 ottobre 2011

ELOGIO ALLA LENTEZZA

"Ma che piacere
non compiere un dovere,
avere un libro da leggere
e non farlo!
Che noiosa la lettura,
che pochezza la cultura!
Il sole splende senza letteratura.
Il fiume scorre, bene o male,
senza edizione originale.
E la brezza che passa,
naturale e mattiniera,
sa che ha tempo, e non ha fretta..."
(F. Pessoa - LIBERTA')

Vivere Slow, ecco la ricetta, per nulla semplice, di un libro che consiglio di leggere a coloro che si sentono prigionieri del tempo. Modus vivendi per pochi fortunati, vivere con lentezza è la legittima aspirazione di tanti che desiderano riappropriarsi di ritmi più umani.

 La sostenibilità è Slow

Il vivere sostenibile è un concetto di ampio respiro, che unisce insieme, in una maglia fittissima, una molteplicità aspetti della quotidianità: dalla raccolta differenziata, al riciclo, all'acquisto di prodotti provenienti da aziende "eticamente corrette" fino a contemplare il rapporto di ognuno col proprio tempo.

Il filo rosso che lega elementi che a prima vista sembrano lontanissimi si chiama natura. E la natura è fatta di tempo. Il tempo che impiega un albero a crescere. Il tempo che occorre a un frutto per maturare. Il tempo di produrre qualcosa che "naturalmente" si possa smaltire, senza diventare un rifiuto che intasi e inquini l'ambiente. Noi stessi siamo il tempo che viviamo.
Rispettare il tempo della natura significa rispettare noi stessi.

Lo sostenibile ha una regola aurea: "I consumi e le contaminazioni non devono superare la velocità della natura nello smaltire le scorie e nel reintegrare le risorse impiegate".

Chi mangia Slow va sano e va lontano

Vivere cibandosi di quello che le stagioni ci offrono, rispettando gli equilibri dell'ecosistema, è il concetto chiave alla base di Slow Food. 

Ciò si traduce in:

  • "Educare al gusto, all'alimentazione, alle scienze gastronomiche".
  • "Salvaguardare la biodiversità e le produzioni alimentari tradizionali ad essa collegate: le culture del cibo che rispettano gli ecosistemi, il piacere del cibo e la qualità della vita per gli uomini".
  • "Promuovere un nuovo modello alimentare, rispettoso dell'ambiente, delle tradizioni e delle identità culturali, capace di avvicinare i consumatori al mondo della produzione, creando una rete virtuosa di relazioni internazionali e una maggior condivisione di saperi".
(Tratto da www.slowfood.it)

La lentezza è tale solo se rapportata a qualcosa che va troppo veloce.

La frenesia dei nostri tempi ci costringe a parlare di lentezza. Mirabilmente, in "Tempi Moderni" il grande Charlie Chaplin rappresentava  il tempo disumano della catena di montaggio, che costringe l'operaio a compiere velocemente e all'infinito gesti meccanici e ripetitivi.

L'uomo diventa automa, mero ingranaggio tra gli ingranaggi. Alla fine i congegni meccanici finiranno col fagocitare il povero Charlot.

Oggi, il sistema produttivo continua a viaggiare a ritmi sostenuti, i tempi sono quelli delle macchine che non smettono di produrre beni sovrabbondanti. Quantità di merci superflue che riempiono città sature, ormai, perfino di desideri. Sulle ceneri di campi e foreste nascono nuove piazze di consumo, dove tutti corrono ad acquistare l'ultima novità in vetrina.

Milioni di persone guidate da chi non ha imparato dagli errori/orrori di un Occidente goffo e decadente.

La fretta supera i limiti di un ecosistema che rischia di giungere a un punto di non ritorno. Fretta di produrre, fretta di spendere, fretta di consumare e buttare.
Ma noi non siamo ingranaggi, siamo essere umani. La velocità appartiene alle macchine. La lentezza è quella di una mente pensante, in grado di fermarsi, riflettere, emozionarsi e discernere tra il bene e il male.

La dittatura del Kronos ci fa perdere le opportunità del Kairos

Il Kronos è il tempo lineare dell'orologio, secondi, minuti e ore che vanno avanti inesorabilmente.
8 ore alla scrivania davanti allo schermo asettico di un pc. Auto, traffico, spesa e mille impegni.

Poi c'è un altro tempo. Un tempo dilatato e sereno, si chiama Kairos. E' il tempo dei ricordi più cari, delle persone amate, dei traguardi raggiunti.
E' l'istante creativo dell'artista, è il momento opportuno, l'occasione fortunata. Quando si segue il Kairos, il passo è lento e il cuore aperto.
Ci si sofferma per godere appieno dell'istante presente e delle propizie occasioni che esso ha in serbo per noi.


 Nella decelerazione il segreto della felicità 

Adottare uno stile di vita slow non è impossibile. E' un mosaico di piccoli gesti quotidiani, che tessera dopo tessera possono compiere il grande capolavoro del vivere un tempo sano.
Il tempo di una passeggiata rilasata all'aria aperta, il tempo di una buona lettura, il tempo dedicato a chi si ama, il tempo di non far nulla.

Ritagli di tempo da svuotare dall'inutilità perché anche il "non fare" ha un valore immenso.
Eliminare il superfluo e dare senso all'essenziale. Una lentezza che altro non è che giusta misura.


La decelarazione del Mondo
si chiama decrescita

Produrre o non produrre? Consumare o non consumare? Ahimé, questo è il problema.

Il filosofo economista Serge Latouche ci propone una terza via: il sentiero della decrescita. Da cui scaturisce l'affascinante ossimoro dell’"abbondanza frugale".

La ricetta delle“8R”:
  • Rivalutare
  • Ricontestualizzare
  • Ristrutturare
  • Rilocalizzare
  • Ridistribuire
  • Ridurre
  • Ritualizzare
  • Riciclare
Questo significa cooperazione, equa distribuzione delle risorse, prodotti a Km Zero, e quindi valorizzazione delle colture locali, nonché riduzione dell'orario di lavoro «per lavorare tutti e lavorare meglio».


Meno beni e più tempo libero, perché è il tempo il nostro sommo bene.


Alla società della crescita si contrappone il modello della decrescita, laddove la globalizzazione ha omologato, le soluzioni  provengono dalle comunità locali. Il tutto retto dalla filosofia Zen: «la felicità si trova solo se si sanno limitare i propri bisogni e i proprî privilegi».

Tra "Essere o Avere", non ci sono dubbi, chi vive slow sceglie di avere tempo, ossia di essere.


QUALCHE INDIRIZZO UTILE:

http://www.vivereconlentezza.it/
http://www.associazionenazionalebdt.it/
http://decrescitafelice.it/
http://www.slowfood.it/





























domenica 19 giugno 2011

L'Orto Planetario all'Expo non s'ha da fare oppure sì?

Un polmone verde alle porte di Milano, una grande area dedicata alle colture di tutto il  mondo. Un progetto ambizioso, pensato da chi sa guardare al futuro con coraggio, e vuole scommettere in un settore strategico fondamentale: l'agricoltura. L'Orto Botanico Planetario, dell'Architetto Stefano Boeri, era l'idea per trasformare l'Expo 2015  in un evento rivoluzionario di portata globale. Idea accantonata dalla precedente amministrazione che, l'elezione di Pisapia e la vittoria dei sì agli eco-quesiti referendari milanesi, rimette al centro dei giochi, riaprendo una partita che sembrava ormai chiusa.


CAMBIO DI GUARDIA


Mentre Boeri viene nominato assessore alla Cultura con delega all'Expo, Letizia Moratti lascia l'incarico di Commissario Straordinario di Expo 2015. E questo basta a riaccendere la speranza, seppur flebile, di realizzare il tanto controverso progetto dell'Orto Planetario. 

SINERGIE VIZIOSE

I riflettori sono puntati sui terreni di Rho-Pero, scelti da Fondazione Fiera - il comitato promotore dell'Expo - come luogo deputato ad accogliere la grande esposizione. L'aspetto interessante della vicenda è che i terreni sono di proprietà della stessa fondazione, che li aveva acquistati, una decina di anni fa, al prezzo di 14 milioni di euro. Oggi di euro ne valgono ben 120 milioni. Come è possibile? I conti sono presto fatti: l'impennata di valore dell'area è dovuta alla diversa destinazione d'uso: da agricola a edificabile. Quest'area ora si appresta ad essere acquistata da Regione e Comune per essere data in gestione alla Società Expo in occasione dell'Evento, e dopo...? Non si sa, è certo che su questi terreni si può costruire, e intorno a essi incombe protervo il quartiere di Cascina Merlata, un immenso spazio acquistato da miriadi di società lombarde, che in cambio di lauti finanziamenti all'expo, hanno ottenuto facilitazioni per edificare. Insomma, l'Expo è un affare e fa gola a tutti, specie ai costruttori,  e tutti hanno avuto interesse ad acquistare i terreni limitrofi, con il via libera alla cementificazione. Per approfondire vedi l'inchiesta di Report

IL PROGETTO VIRTUOSO


Il terzo quesito referendario
“Volete voi che il Comune di Milano adotti tutti gli atti ed effettui tutte le azioni necessarie a garantire la conservazione integrale del parco agroalimentare che sarà realizzato sul sito EXPO e la sua connessione al sistema delle aree verdi e delle acque?”.

La risposta è Sì
Il 12 e 13 Giugno scorsi, i milanesi hanno detto sì all'Orto Planetario. Un sì netto e convinto. Non ci sono più dubbi da sciogliere, se il popolo è sovrano allora bisogna rispettare la volontà popolare, senza se e senza ma. Spetta ora ai politici tradurre in fatti concreti gli indirizzi emersi dalla consultazione referendaria. Ivi compreso il progetto del parco agroalimentare.

tradizionali padiglioni
Immaginate un orto gigante che raccoglie tutte le colture del pianeta. Un'area dove si coltiva, si degusta e si fa innovazione. E' questo il futuro, un'architettura paesaggistica leggera al posto dei pesanti  tradizionali padiglioni fieristici, che una volta dismessi, lasceranno il posto a edifici e colate di cemento. Milano ha l'occasione di essere ancora centro nevralgico di innovazione e progresso. E' evidente la presa di coscienza risoluta di una città che con Pisapia e referendum chiede un'aria nuova e più pulita, per riscattarsi da inquinamento e grigiore. Intuire e precorrere il futuro significa capire quanto l'agricoltura rivesta un ruolo chiave nello scenario globalizzato. Crisi finanziaria ed energetica, rincari dei prodotti agricoli, maggiore domanda di derrate alimentari e mutamenti climatici sono tematiche intimamente legate, che richiedono un'attenta riflessione su agricoltura e sviluppo sostenibile.

Orto Planetario Expo 2015
Le serre bioclimatiche, custodi dell'agricoltura del mondo.

Un insieme di serre che riproducono le diverse condizioni climatiche del mondo (dalla tundra al paesaggio mediterraneo, dal deserto alle foreste tropicali) e le relative tipicità alimentari, grazie a decine di campi coltivati dai Paesi che parteciperanno all’Evento del 2015. Una filiera agroalimentare a "kilometri zero" di cui a beneficiare potrebbero essere per primi i milanesi. 


E' questa l'eredità che l’Expo lascerà a Milano e all'Italia se andrà in porto il progetto dell'orto globale. Dopo il 2015, l'orto costituirà un’attrazione di rilevanza turistica, ma soprattutto sarà un polo di ricerca e sperimentazione su biodiversità, tecnologia e innovazioni in agricoltura. Affrontare le complesse questioni dell'alimentazione globale è la grande sfida dei prossimi anni, e Milano potrebbe essere protagonista, diventando, di fatto, la capitale agroalimentare del mondo. 

Ultima chicca: il progetto prevede anche l'allestimento di un salone e un museo dell’alimentazione, con piccoli orti dedicati all'agricoltura e al cibo delle regione italiane. "I lotti coltivati potrebbero diventare il luogo in cui mostrare le eccellenze delle filiere italiane" è quanto afferma Boeri in un'intervista a La Repubblica.

Il tempo stringe, l'Expo si avvicina e presto dovrà essere presa una decisione irrevocabile. 
Vedremo come andrà a finire.



giovedì 2 giugno 2011

IL ''GREEN'' REFERENDUM DEL 12 E 13 GIUGNO: ISTRUZIONI PER L'USO

COL REFERENDUM A SCEGLIERE SEI TU

È l'unico strumento di democrazia diretta esercitata dai cittadini italiani. Il referendum è una grande opportunità, autenticamente partecipativa, per decidere il bene comune, senza liste di partito con rappresentanti sceltissimi, sedicenti intermediari della volontà popolare.


referendum 
L'articolo 75 della Costituzione

È indetto referendum popolare per deliberare l'abrogazione, totale o parziale, di una legge o di un atto avente valore di legge, quando lo richiedono cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali.


Non è ammesso il referendum per le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali. 

Hanno diritto di partecipare al referendum tutti i cittadini chiamati ad eleggere la Camera dei deputati.

La proposta soggetta a referendum è approvata se ha partecipato alla votazione la maggioranza degli aventi diritto, e se è raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi.

La legge determina le modalità di attuazione del referendum.


IL REFERENDUM SI TINGE DI GREEN

Il 12 e il 13 Giugno gli italiani sono chiamati ad esprimersi su 4 quesiti referendari; 3 delle 4 norme di cui si chiede l'abrogazione, riguardano ACQUA e NUCLEARE. Si tratta di tematiche ambientali che interpellano la coscienza ecologica dei cittadini. 

Il mio personale auspicio è che tale coscienza abbia raggiunto una maturità tale da comprendere l'assoluta importanza della posta in giocoNon è semplicemente una questione d'ambiente, è la libertà per tutti, e non solo per ristretta cerchia di soggetti privati, di accedere a un bene inestimabile come l'acqua. Speculare su una risorsa fondamentale non è ammissibile in un Paese che voglia definirsi civile. 

La libertà di non avere il nucleare - e l'annesso problema delle scorie radioattive - significa riaffermare quanto deliberato 24 anni fa da un altro referendum, quando all'indomani del disastro di Chernobyl gli italiani scelsero la via antinucleare. Essere sfavorevoli all'energia dell'atomo vuol dire invitare il Governo a cambiare la rotta dell'attuale politica energetica, una virata decisa a vantaggio delle fonti rinnovabili.
L'abrogazione delle norme referendarie green ha l'obiettivo di sancire il diritto inviolabile alla natura, direttamente collegato a salute e benessere degli esseri umani. 

Il quesito non-ecologico, di altro tenore ma non per questo d'inferiore importanza, riguarda il "legittimo impedimento" ossia la facoltà riservata al Premier e ai Ministri di non comparire in tribunale nei procedimenti penali che li riguardano. Se la legge è uguale per tutti allora non è concepibile che proprio i vertici del Governo, che ci amministrano, legiferano e di fatto guidano le sorti del nostro Paese, si sottraggano alla giustizia. 


1. RE­FE­REN­DUM AC­QUA PUB­BLICA  
Scheda di colore rosso

ABRO­GA­ZIONE AF­FI­DA­MENTO E GESTIONE SER­VI­ZI PUBBLICI LOCALI DI RILEVANZA ECONOMICA AD OPE­RA­TORI PRIVATI 
IL TUO SÌ PER L'ACQUA PUBBLICA


Il  abroga l'attuale legislazione che prevede la privatizzazione dell'acqua.


2. REFERENDUM ACQUA PUBBLICA 
Scheda di colore giallo

DETERMINAZIONE DELLA TARIFFA DEL SERVIZIO IDRICO IN BASE ALLA REMUNERAZIONE DEL CAPITALE INVESTITO


IL TUO SÌ PER EVITARE PROFITTI SULL'ACQUA



Il abroga l'attuale legislazione che permette ai gestori privati di trarre profitto dall'erogazione del servizio idrico, caricando sulla bolletta fino al 7% in più senza che questo venga investito per migliorare l'erogazione del servizio stesso.


3. REFERENDUM ENERGIA NUCLEARE 
Scheda di colore grigio


REALIZZAZIONE SUL TERRITORIO NAZIONALE DI IMPIANTI DI PRODUZIONE DI ENERGIA NUCLEARE

IL TUO SÌ PER EVITARE LA COSTRUZIONE DI CENTRALI NUCLEARI




La Cassazione ha dato il via libera al quesito referendario più controverso, che chiede la cancellazione definitiva del nucleare dall'agenda governativa. Inutile, dunque, il disperato tentativo del Governo di sottrarre    la materia al giudizio popolare attraverso l’approvazione di un’altra norma, che sospendeva temporaneamente il ricorso all'energia dell’atomo.


4. REFERENDUM LEGITTIMO IMPEDIMENTO 
Scheda di colore verde

IL TUO SÌ PERCHÉ LA LEGGE È UGUALE PER TUTTI

Già dichiarata imparzialmente incostituzionale dalla Cassazione, la legge sul legittimo impedimento permette a Premier e Ministri di non presentarsi alle udienze dei procedimenti penali che li vedono imputati.




referendum -  vai dritto al quorum

mercoledì 18 maggio 2011

LA PUBBLICITA' FA MUU

La mucca impazza. Pubblicità e brand sono letteralmente assetati di latte vaccino, buono, naturale, nutriente, redditizio...

Sono tante le aziende che affidano al bovino "opulento" la propria immagine, sia per ragioni che potremmo definire "naturali", cioè legate direttamente al loro core business (come le aziende produttrici di latte e suoi derivati), sia per ragioni "ideali", finalizzate ad associare l'universo simbolico della mucca al proprio prodotto e/o servizio.

Non c'è bisogno di scomodare la religione induista per capire che questo pacifico ruminante sia il simbolo per eccellenza di abbondanza e benessere. Infaticabile produttrice di grandi quantità dell'alimento primordiale della vita: il latte, la mucca è potente icona di vita e prosperità

Tutte le antiche civiltà hanno riconosciuto la sacralità della vacca: dalle Grandi Madri paleolitiche dotate di multiple mammelle alla dea egizia Iside, raffigurata con la testa di mucca, principio di fertilità della terra e di  fecondità. Nell'Odissea, il celebre episodio delle vacche sacre, racconta della terribile punizione inferta da Zeus a Ulisse e i suoi compagni, colpevoli di essersi cibati di una mucca consacrata al dio Sole. E' facile capire la sua importanza anche per i greci e i romani, presso cui fu oggetto di culto e venerazione.

Insomma, l'aura ieratica che circonda questo animale, archetipo di vita, si riverbera oggi nella forma retorica di persuasione più sofisticata e attraente: la pubblicità. La comunicazione pubblicitaria si nutre di simboli forti e la mucca è uno di questi.


BRAND CHE MUGGISCONO "NATURALMENTE" 


SIMMENTHAL: LA CARNE IN SCATOLA
PIU' FAMOSA DEL MONDO
LA MUCCA CAROLINA DEI FORMAGGINI INVERNIZZI:
STAR DEL CAROSELLO,  AMATISSIMA DAI BAMBINI




LA MUCCA DELLO YOGURT FRUTTOLO: UN'EVOLUZIONE  CHE L'HA TRASFORMATA DA FIGURA STILIZZATA A PERSONAGGIO FUMETTISTICO UMANIZZATO












LA VACHE QUI RIT (LA MUCCA CHE RIDE):
IL FORMAGGIO FRANCESE DELLA MUCCA ALLEGRA E SORRIDENTE












UN BAMBINO RICONOSCE SUBITO IL LATTE GRANAROLO
PERCHE' "E' QUELLO DELLA LOLA!"





BRAND CHE MUGGISCONO "PARZIALMENTE" (si tratta di quei brand in cui la presenza di una mucca è giustificata, solo in parte, dal tipo di prodotto/servizio pubblicizzato)




La mucca Viola Milka
LA MUCCA DEL CIOCCOLATO MILKA - IN CUI IL LATTE E' SOLO UN INGREDIENTE - E' DIVENTATA L'EMBLEMA DI UN MODO DI ESSERE DEL BRAND: CAPACE DI COINVOLGERE, STUPIRE E CATTURARE ATTENZIONE.


"LA MUCCA VIOLA - Come farsi notare e fare fortuna in un modo tutto marrone" E' IL BESTSELLER DI SETH GODIN - GURU DEL MARKETING - CHE SPIEGA COME LE AZIENDE DI SUCCESSO ABBIANO TUTTE UNA "MUCCA VIOLA", CIOE' QUALCOSA DI ECCEZIONALE CHE RIESCE A FAR PARLARE SI SE'.




COW BEAUTY SOAP: LO STORICO SAPONE GIAPPONESE A BASE DI LATTE DI MUCCALA PUREZZA DEL LATTE E' PUREZZA DEL CORPO






LA MUKKA EXPRESS:  LA MOKA DELLA BIALETTI, DAL DESIGN MORBIDO E DALL'INCONFONDIBILE DECORAZIONE PEZZATA (A MACCHIE NERE SU FONDO BIANCO), TIPICA DELLA MUCCA FRISONA. 
QUI IL BINOMIO LATTE E CAFFE' E' QUASI SCONTATO.













BRAND CHE HANNO IMPARATO A MUGGIRE  (il prodotto o il servizio di queste aziende non ha nulla di bovino o quasi...)


GATEWAY  E' UN'AZIENDA STATUNITENSE DEL GRUPPO ACER. 
NATA NEL 1985 IN UNA FATTORIA DELL'IOWA,  DEBUTTO' SUL MERCATO  COME AZIENDA SPECIALIZZATA NELLA VENDITA DIRETTA (A MEZZO POSTA) DI  COMPUTER ECONOMICI. LA GATEWAY SCELSE DI DECORARE IL SUO PACKAGING CON IL BIANCO-NERO PEZZATO DELLA MUCCA FRISONA. UN OMAGGIO ALLE SUE ORIGINI RURALI.

TUCOWS E' UNA SOCIETA' LEADER NEL SETTORE DELLA VENDITA DI DOMINI INTERNET E NELLA FORNITURA DI SERVIZI INTERNET A SOCIETA' DI WEB HOSTING. ANCH'ESSA STATUNITENSE, NASCE NEL 1993 NEL MICHIGAN GRAZIE A SCOTT SWEDORSKI, CHE PER PRIMO DECIDE DI UTILIZZARE IL SUO SITO WEB PER OFFRIRE SOFTWARE SCARICABILI GRATUITAMENTE. QUESTO SERVIZIO VIENE BATTEZZATO DAL SUO FONDATORE "TUCOWS",  L'ACRONIMO DI: The Ultimate Collection Of Winsock Software
ECCO SPIEGATO IL PERCHE' DEL LOGO CON LE DUE MUCCHE.



HOLY COW E' IL NOME DI UN''AGENCY AUSTRALIANA SPECIALIZZATA IN  GRAFICA E PUBBLICITA'.
UNA PSICHEDELICA MUCCA ROSA SHOCK E' IL SIMBOLO DI UNA SOCIETA' CHE  INTENDE DISTINGUERSI E FARE LA DIFFERENZA, UN'IMMAGINE FUORI DAGLI SCHEMI CONVENZIONALI.  

EVIDENTE  DECLINAZIONE DEL "VIOLA MILKA".



ECCOCI ARRIVATI AL GRAN FINALE CHE HA ISPIRATO QUESTO POST: LA MUCCA LEOPARDATA DELLA WEBANK (UNA BANCA ON- LINE ).  "Il conto è rappresentato metaforicamente da uno strano e nuovo animale, il Muccapardo: da un lato la mucca (animale che produce tutti i giorni) per parlare della funzione di deposito, dall'altro il ghepardo (l'animale più veloce) che sintetizza l'efficienza del conto corrente on line". (sito webank)


sabato 30 aprile 2011

Allora la Basilicata esiste? Sì, se c'è il petrolio


"La Basilicata esiste, è un po' come il concetto di Dio, ci credi o non ci credi" così il regista e attore lucano Rocco Papaleo, nel suo film Basilicata Coast to Coast, con una punta di acre ironia, sintetizza l'atavica condizione di anonimato della Basilicata. Nel cuore del Sud Italia, la Basilicata non può "vantare" nemmeno la presenza di qualche celebre organizzazione malavitosa, anche se fa riflettere il fatto che l'associazione Libera di Don Ciotti quest'anno abbia scelto proprio la Lucania - l'altro nome della Basilicata - per celebrare la sedicesima giornata nazionale commemorativa delle vittime della mafia.


"Abbiamo scelto Potenza - ha detto don Ciotti - perché la Lucania è una terra di luce ma con alcune zone d'ombra (...) le tante forme di illegalità sono trasversali al Paese e vanno combattute in ogni regione d'Italia".

ORO NERO MADE IN LUCANIA

Pochi sanno che questa regione silenziosa e appartata, sia il più grande giacimento di petrolio dell'Europa continentale. La scoperta del petrolio in Basilicata risale al 1987 in Val D'Agri, dove si concentra il bacino estrattivo più importante gestito da una holding formata dall'Eni, che detiene la quota di maggioranza con il 61% delle azioni, e dalla Shell, per il restante 39%.


I numeri del petrolio: 

Dalla Basilicata si estrae oggi l'80% della produzione nazionale di greggio, pari al 6% del fabbisogno nazionale,  80mila barili al giorno, produzione attuale di petrolio dal giacimento dell'Eni in Val d'Agri (Il Sole24ore).



Il PETROLIO C'E', INSIEME A DISOCCUPAZIONE, EMIGRAZIONE GIOVANILE E VERTIGINOSO AUMENTO DEI TUMORI

Il petrolio è un affare, ma non per i lucani. Nella terra definita il "Texas d'Europa", manca il lavoro e i giovani continuano a emigrare (chi scrive è tra questi). La Basilicata, con un tasso di disoccupazione giovanile pari al 38,3 % , è l'11esima regione europea col più alto numero di giovani disoccupati (dati Eurostat 2010),  insomma, nulla è cambiato, o quasi, una novità c'è: l'impennata delle patologie tumorali.


"In Basilicata è record per malattie tumorali:  L’incidenza dei tumori tra i lucani è superiore a quella che si registra nel resto d’Italia.  Nemmeno nelle regioni del Nord, che pure sono zeppe di fabbriche, i maschi presentano un’incidenza simile. Tanto che - ipotizzando eventuali correlazioni con fattori ambientali - sono stati  avviati supplementi d’indagine dal Dipartimento  della Salute della Regione Basilicata e dall’Arpab". (M.Ingrosso - Gazzetta Del Mezzogiorno). 

LEGGI la ricerca: Estrazioni petrolifere: possibili interazioni con la salute umana
LE CURVE TUMORALI DAL 1970 AD OGGI


MEMORANDUM LUCANO: 
NOI AL POSTO DELLA LIBIA

La crisi libica è per l'Italia soprattutto un problema di mancato approvvigionamento energetico, così, guardando il giardino di casa propria, il Governo all'improvviso ricorda che la Basilicata ha il petrolio.  Ebbene sì, la Basilicata si candida a sostituire la Libia nella fornitura di greggio.

Ieri è stato firmato il memorandum d'intesa tra il Presidente della Regione Basilicata, Vito De Filippo, e il sottosegretario allo sviluppo economico, Stefano Saglia, che consentirà alle società petrolifere - prime fra tutte Eni  e Total -  di raddoppiare le estrazioni di greggio, con l'impegno da parte del Governo di avviare un piano di sviluppo regionale. Cio' dovrebbe tradursi in un investimento di 1,5 miliardi di euro per rilanciare l'economia lucana attraverso:

- nuove infrastrutture 
- fondi per ricerca e formazione
- costituzione di un polo energetico
- sostenibilità ambientale


Come dire "inquineremo di più, tutelando l'ambiente e creando nuovi posti di lavoro".Un paradosso inaccettabile per una Regione che sta già pagando un prezzo salatissimo, in termini di vite umane, dovuto alla capillare diffusione delle patologie neoplastiche.
...e vissero tutti occupati e malati?


















domenica 13 marzo 2011

Giappone: è allarme nucleare.

Ne avevamo appena parlato, nucleare sì o nucleare no? 
Oggi, alla luce di quanto accaduto in Giappone, la questione assume il carattere dell'urgenza. Quel che colpisce è che proprio il Giappone, uno dei Paesi più evoluti e all'avanguardia, sia la scena di una nuova grande emergenza nucleare.

Ieri a Fukushima è esplosa la struttura esterna di un reattore nucleare, portando il livello di radioattività mille volte sopra la norma  al'interno della centrale nucleare, e otto volte sopra i livelli consentiti nell'area circostante, tanto che il governo ha ordinato l'evacuazione immediata delle popolazioni nel raggio dei dieci Km.

Il problema è che il surriscaldamento elevato dei reattori ha comportato il pericoloso innalzamento della pressione interna nel cuore del reattore. I tecnici sono impegnati in queste ore in una delicatissima operazione di fuoriuscita "controllata" di vapori radioattivi per cercare di normalizzare il livello della pressione che, oltre un certo limite, potrebbe provocare la temuta eplosione della struttura di contenimento.

Ma le radiazioni ci sono e colpiscono la popolazione.

A questo punto, è naturale chiedersi se anche l'Italia è pronta ad assumersi gli enormi rischi derivanti dal nucleare.

Giappone e Italia, Paesi speculari.


L'arcipelago nipponico e l'italica penisola hanno più di qualche tratto in comune:  entrambi poveri di combustibili fossili,  densamente popolati e ad elevato rischio sismico
La differenza sostanziale è che l'Italia ha detto no al nucleare mentre il Giappone ha circa una cinquantina di centrali atomiche attive. E se in Giappone ciò che ha portato morti e devastazioni è stato lo tsunami conseguente al sisma e non, dunque, l'onda d'urto del terremoto -  20mila volte più forte di quello registrato all'Aquila nel 2009 - è lecito domandarsi come in un Paese in cui case, ospedali e scuole si sbriciolano per un sisma "normale" si continui a perorare la causa del nucleare garantendo la costruzione di centrali atomiche perfettamente sicure.



domenica 6 marzo 2011

Tra petrolio e nucleare, le rinnovabili ci salveranno?

Eccoci alla nuova resa dei conti energetica. Mentre in Libia si combatte e, soprattutto, si muore per la libertà, in Italia, la questione dell'approvvigionamento energetico ritorna al vertice delle preoccupazioni. Il motivo è semplice, basta un banalissimo calcolo aritmetico per capire la dimensione del problema.
L'Italia importa oltre 2 milioni di barili al giorno di greggio di cui circa 550mila provenienti dalla Libia, pari al 25% del totale. Numeri consistenti, dunque, che impongono una seria riflessione da parte di Governo e istituzioni. Naturale corollario delle opzioni in campo è un'altra grande vexata quaestio nostrana: il nucleare.

Nucleare sì, nucleare no

Dopo Chernobyl gli italiani con un referendum abrogativo dissero no al nucleare. Nel 2009 il governo Berlusconi rilancia il nucleare approvando una legge che apre la strada alla costruzione di nuove centrali. E l'Italia torna a dividersi. A favore dell'energia atomica si schierano scienziati come Umberto Veronesi e Margherita Hack. Il nucleare inquina meno rispetto ai combustibili fossili e non costringerebbe l'Italia a dipendere totalmente da altri Paesi. Senza considerare che, comunque, il Belpaese è tuttora esposto ai  possibili rischi del nucleare: ai confini Francia e Svizzera producono energia atomica. Oltretutto da sole, le energie rinnovabili non riuscirebbero a soddisfare l'intero fabbisogno energetico. 

Argomentazioni non sufficienti a convincere l'agguerrito fronte degli antinuclearisti che sottolinea i rischi del nucleare e ribadisce l'importanza delle fonti rinnovabili: "Al contrario di quanto l’industria nucleare e l'Enel ci raccontano, costruire abbastanza centrali nucleari per ridurre in modo sensibile le emissioni di gas serra ci costerà miliardi di euro, produrrà decine di migliaia di tonnellate di scorie altamente radioattive, contribuirà alla proliferazione militare e non è immune da rischi di incidenti gravi e gravissimi. Inoltre, prosciugherà le risorse economiche necessarie a perseguire le vere soluzioni per evitare i cambiamenti climatici" affermano gli ambientalisti di Greenpeace. "Le fonti rinnovabili sono le uniche in grado di aumentare l'indipendenza dall'estero e ridurre l'impatto di possibili crisi politiche nei Paesi produttori", sostiene Domenico Belli, responsabile della campagna Energia e clima di Greenpeace Italia.
Le fonti rinnovabili e l’efficienza energetica possono davvero fornire energia a sufficienza, senza il bisogno di ricorrere alle centrali atomiche?


Ad alimentare il dibattito è anche il Wwf con il suo Energy Report (febbraio 2011).
"Entro il 2050, noi possiamo trarre tutta l’energia di cui abbiamo bisogno dalle fonti rinnovabili. Questo rapporto dimostra che tale transizione è non solo possibile, ma anche vantaggiosa dal punto di vista economico, garantendo energia disponibile per tutti e prodotta in un modo che può essere sostenibile per l’economia globale e per il Pianeta". Lo scenario tracciato da Ecofys (l'istituto di consulenza in materia energetica a cui il Wwf ha commissionato la ricerca) è probabilmente l'analisi più ambiziosa nel suo genere mai realizzata fino ad oggi. Petrolio e gas sono in esaurimento e la fissione nucleare produce scorie pericolose che restano altamente tossiche per migliaia di anni. Non esiste alcun posto al mondo dove possano essere stoccate senza rischi.

Il cambiamento è ambizioso ma possibile

Si sottolinea come saranno necessari grandi aumenti degli investimenti di capitali per poter installare su larghissima scala una grande potenza di generazione di elettricità mediante energie rinnovabili, per trasformare il settore delle merci e quello del trasporto pubblico e migliorare l'efficienza energetica non solo dei nuovi edifici ma anche di quelli esistenti.

Primi interventi:
  •  isolamento degli edifici;
  • riciclaggio delle materie prime;
  • installazione di caldaie efficienti alimentate da biomasse ricavate dai rifiuti.

Il mix energetico

Energia solare - energia eolica - energia termica- energia dell'oceano - energia idroelettrica.
Per ciascuna risorsa lo scenario tiene conto delle potenzialità complessive, dei tassi di crescita attuali, dei criteri di sostenibilità prestabiliti e di altri vincoli e opportunità, come la variabilità del vento e delle fonti solari.

Le grandi sfide

1) Ridurre la domanda aumentando l’efficienza energetica e riducendo gli sprechi di energia;  
2) Energia e calore sono le due forme di energia che le rinnovabili generano più facilmente, perciò bisogna massimizzare l’uso dell’elettricità e del calore diretto, migliorando le reti elettriche per rendere ciò possibile.  
Puoi leggere l'intero estratto dell' Energy report sul sito di Wwf Italia 


Decreto legislativo rinnovabili

Lo scenario preconizzato sembra non andare esattamente nella direzione imboccata dall'Italia nel suo decreto legislativo sulle rinnovabili. Un testo che non convince perché invece di razionalizzare  rischia, di fatto, di tagliare gli incentivi alle energie verdi, facendoli diventare "mobili", ossia commisurati al costo degli impianti e alla loro efficienza. Non considerando che proprio la programmaticità e la stabilità sono fondamentali per lo sviluppo e la crescita di questo settore.