Riccioli neri e due occhietti sgranati che mi osservano. Chiudo il libro, le sorrido, "Ciao, come ti chiami?" lei sorride per un istante e subito infila la testa tra le braccia della mamma. "Su rispondi, non essere timida, la signora ti ha fatto una domanda". Tutto inutile. La mamma alza gli occhi al cielo e fa un lungo sospiro "Si chiama Noor". Sono le 19.30 e la metro a Milano è zeppa di gente annoiata e stanca di rientro da lavoro. Io non ho capito il suo nome "Come si chiama?". "Noor, facciamo Nora, dai".
"Ah Nora, bel nome, come quella di Ibsen, Casa di Bambola...". Stupida considerazione la mia, date le circostanze. Nora ha 3 anni, è egiziana. Sguardo curioso e indagatore e la timidezza di chi non è abituato a rivolgersi a qualcuno che non sia la mamma o il papà.
Stringe forte tra le mani la sua biondissima barbie. "Anche oggi non ha mangiato nulla all'asilo, fa i capricci. Vuole soltanto la pasta al sugo oppure il cous cous" mi confessa la madre mentre sistema i capelli nel velo colorato. Io non so cosa dire, sono stupita, continuo a sorridere mentre penso che Nora è l'emblema di una generazione di nuovi italiani che mi piace tanto.
Nora adora la pasta al sugo e il cous cous, gioca con le barbie proprio come me un paio di decenni fa, e come me fa i capricci. Ovvio, è una bambina. Mi vergogno, perché a me che sono giovane e istruita certe cose non dovrebbero meravigliare. Eppure è così.
La parola integrazione fa tanto radical chic e l'immigrazione continua ad essere "il-problema-immigrazione". Si nasce in Italia, si studia Dante, si mangia la pasta al sugo e si continua ad essere STRANIERI perché si prega Allah e si mangia il cous cous. Stranieri, una categoria dilatata e informe, spesso usata in senso spregiativo. Strumentalizzata all'occorrenza da politica e media.
Nora risolve incongruenze sociali, religiose e identitarie con una naturalezza disarmante. I bambini sono maestri in questo genere di cose. Semplificano la complessità. Conciliano ciò che sembra inconciliabile agli adulti. Nora è italiana ed è egiziana e sceglie il meglio dalle sue culture di riferimento, è una perfetta sintesi multiculturale.Tutte le culture per vivere si trasformano e rigenerano, diventano sintesi di altre culture. Ma noi lo dimentichiamo.
Nora è il futuro. Allora non è un caso se il nome Noor in arabo significa luce.
"Ah Nora, bel nome, come quella di Ibsen, Casa di Bambola...". Stupida considerazione la mia, date le circostanze. Nora ha 3 anni, è egiziana. Sguardo curioso e indagatore e la timidezza di chi non è abituato a rivolgersi a qualcuno che non sia la mamma o il papà.
Stringe forte tra le mani la sua biondissima barbie. "Anche oggi non ha mangiato nulla all'asilo, fa i capricci. Vuole soltanto la pasta al sugo oppure il cous cous" mi confessa la madre mentre sistema i capelli nel velo colorato. Io non so cosa dire, sono stupita, continuo a sorridere mentre penso che Nora è l'emblema di una generazione di nuovi italiani che mi piace tanto.
Nora adora la pasta al sugo e il cous cous, gioca con le barbie proprio come me un paio di decenni fa, e come me fa i capricci. Ovvio, è una bambina. Mi vergogno, perché a me che sono giovane e istruita certe cose non dovrebbero meravigliare. Eppure è così.
La parola integrazione fa tanto radical chic e l'immigrazione continua ad essere "il-problema-immigrazione". Si nasce in Italia, si studia Dante, si mangia la pasta al sugo e si continua ad essere STRANIERI perché si prega Allah e si mangia il cous cous. Stranieri, una categoria dilatata e informe, spesso usata in senso spregiativo. Strumentalizzata all'occorrenza da politica e media.
Nora risolve incongruenze sociali, religiose e identitarie con una naturalezza disarmante. I bambini sono maestri in questo genere di cose. Semplificano la complessità. Conciliano ciò che sembra inconciliabile agli adulti. Nora è italiana ed è egiziana e sceglie il meglio dalle sue culture di riferimento, è una perfetta sintesi multiculturale.Tutte le culture per vivere si trasformano e rigenerano, diventano sintesi di altre culture. Ma noi lo dimentichiamo.
Nora è il futuro. Allora non è un caso se il nome Noor in arabo significa luce.