mercoledì 19 ottobre 2011

L'inceneritore che inquina le acque

2002 - 2011: quasi dieci anni di indisturbata attività d'inquinamento. Il termovalorizzatore La Fenice è oggi nell'occhio del ciclone per aver inquinato le falde acquifere della zona di San Nicola di Melfi.

La questione era stata portata alla ribalta delle cronache da Striscia la Notizia, chiamata da un gruppo di cittadini preoccupati dal sensibile aumento dei casi di tumore registrato proprio nell'area in cui sorge il termovalorizzatore La Fenice: la zona del Vulture-Melfese. (un post dell'AntiFuffa di qualche mese fa sottolineava l'ascesa delle curve tumorali in Basilicata ).

Solo dopo la denuncia del tg satirico l'indagine - a cui già lavorava la Magistratura dal 2009 -  ha un'accelerazione che si rivelerà decisiva.

E questo è un dato su cui riflettere.
E' mai possibile che in Italia una trasmissione di satira sia l'unico mezzo per smuovere le autorità dormienti?

Ecco che a Settembre l'ARPAB - L'Agenzia Regionale per la Protezione dell'Ambiente della Basilicata - tira fuori i dati allarmanti riferiti alla presenza di sostanze inquinanti cancerogene (metalli come ferro e benzene) nell'area del melfese, che sforano ampiamente i limiti massimi previsti dalla legge.

Lo scandalo è che l'ARPAB conosceva quei valori dal 2002 e non li ha mai né divulgati né tantomeno comunicati alle autorità competenti.

E così due dirigenti dell'ARPA Basilicata - Vincenzo Sigillito, ex direttore generale, e Bruno Bove, coordinatore del dipartimento provinciale - sono finiti ai domiciliari e un paio di giorni dopo è arrivata la decisione di sospendere l'attività dell'impianto di smaltimento dei rifiuti speciali. 

Una decisione attesa dai cittadini e sicuramente una prima vittoria dell'attivissimo comitato Diritto alla Salute, che con tenacia si è battuto affinché la Magistratura e la politica locale affrontassero finalmente il tema del termovalorizzatore La Fenice.


All'improvviso si è svegliato anche il nostro Ministro dell'Ambiente Prestigiacomo che ha assicurato accertamenti da parte dell'Istituto Superiore di Sanità e un piano di bonifica del sito contaminato.
 
Adesso io chiedo agli amministratori della mia regione: "da che parte volete stare ? "

La Basilicata del Giano Bifronte
Non è ammissibile che la politica locale si comporti come il Giano Bifronte che, da un lato, promuove con progetti innovati il turismo - vedi il  Diario Digitale - e, dall'altro, permette che la Regione diventi la discarica italiana dei rifiuti speciali.


Il Diario digitale della Basilicata
Il progetto finanziato dall'APT Basilicata è l'originale diario di viaggio di un gruppo di giovani artisti under 35 (blogger, video maker e fotografi) provenienti da tutto il mondo.

Un modo alternativo e low cost di raccontare e promuovere il territorio attraverso 7 micro storie della durata di 120 secondi, da diffondere in rete attraverso le piattaforme del web 2.0.

7 modi di narrare un luogo ricco di tradizioni e cultura, e soprattutto con una natura da difendere.
L'auspicio è che la Basilicata resti quella raccontata dal primo video del Diario Digitale:










lunedì 10 ottobre 2011

ELOGIO ALLA LENTEZZA

"Ma che piacere
non compiere un dovere,
avere un libro da leggere
e non farlo!
Che noiosa la lettura,
che pochezza la cultura!
Il sole splende senza letteratura.
Il fiume scorre, bene o male,
senza edizione originale.
E la brezza che passa,
naturale e mattiniera,
sa che ha tempo, e non ha fretta..."
(F. Pessoa - LIBERTA')

Vivere Slow, ecco la ricetta, per nulla semplice, di un libro che consiglio di leggere a coloro che si sentono prigionieri del tempo. Modus vivendi per pochi fortunati, vivere con lentezza è la legittima aspirazione di tanti che desiderano riappropriarsi di ritmi più umani.

 La sostenibilità è Slow

Il vivere sostenibile è un concetto di ampio respiro, che unisce insieme, in una maglia fittissima, una molteplicità aspetti della quotidianità: dalla raccolta differenziata, al riciclo, all'acquisto di prodotti provenienti da aziende "eticamente corrette" fino a contemplare il rapporto di ognuno col proprio tempo.

Il filo rosso che lega elementi che a prima vista sembrano lontanissimi si chiama natura. E la natura è fatta di tempo. Il tempo che impiega un albero a crescere. Il tempo che occorre a un frutto per maturare. Il tempo di produrre qualcosa che "naturalmente" si possa smaltire, senza diventare un rifiuto che intasi e inquini l'ambiente. Noi stessi siamo il tempo che viviamo.
Rispettare il tempo della natura significa rispettare noi stessi.

Lo sostenibile ha una regola aurea: "I consumi e le contaminazioni non devono superare la velocità della natura nello smaltire le scorie e nel reintegrare le risorse impiegate".

Chi mangia Slow va sano e va lontano

Vivere cibandosi di quello che le stagioni ci offrono, rispettando gli equilibri dell'ecosistema, è il concetto chiave alla base di Slow Food. 

Ciò si traduce in:

  • "Educare al gusto, all'alimentazione, alle scienze gastronomiche".
  • "Salvaguardare la biodiversità e le produzioni alimentari tradizionali ad essa collegate: le culture del cibo che rispettano gli ecosistemi, il piacere del cibo e la qualità della vita per gli uomini".
  • "Promuovere un nuovo modello alimentare, rispettoso dell'ambiente, delle tradizioni e delle identità culturali, capace di avvicinare i consumatori al mondo della produzione, creando una rete virtuosa di relazioni internazionali e una maggior condivisione di saperi".
(Tratto da www.slowfood.it)

La lentezza è tale solo se rapportata a qualcosa che va troppo veloce.

La frenesia dei nostri tempi ci costringe a parlare di lentezza. Mirabilmente, in "Tempi Moderni" il grande Charlie Chaplin rappresentava  il tempo disumano della catena di montaggio, che costringe l'operaio a compiere velocemente e all'infinito gesti meccanici e ripetitivi.

L'uomo diventa automa, mero ingranaggio tra gli ingranaggi. Alla fine i congegni meccanici finiranno col fagocitare il povero Charlot.

Oggi, il sistema produttivo continua a viaggiare a ritmi sostenuti, i tempi sono quelli delle macchine che non smettono di produrre beni sovrabbondanti. Quantità di merci superflue che riempiono città sature, ormai, perfino di desideri. Sulle ceneri di campi e foreste nascono nuove piazze di consumo, dove tutti corrono ad acquistare l'ultima novità in vetrina.

Milioni di persone guidate da chi non ha imparato dagli errori/orrori di un Occidente goffo e decadente.

La fretta supera i limiti di un ecosistema che rischia di giungere a un punto di non ritorno. Fretta di produrre, fretta di spendere, fretta di consumare e buttare.
Ma noi non siamo ingranaggi, siamo essere umani. La velocità appartiene alle macchine. La lentezza è quella di una mente pensante, in grado di fermarsi, riflettere, emozionarsi e discernere tra il bene e il male.

La dittatura del Kronos ci fa perdere le opportunità del Kairos

Il Kronos è il tempo lineare dell'orologio, secondi, minuti e ore che vanno avanti inesorabilmente.
8 ore alla scrivania davanti allo schermo asettico di un pc. Auto, traffico, spesa e mille impegni.

Poi c'è un altro tempo. Un tempo dilatato e sereno, si chiama Kairos. E' il tempo dei ricordi più cari, delle persone amate, dei traguardi raggiunti.
E' l'istante creativo dell'artista, è il momento opportuno, l'occasione fortunata. Quando si segue il Kairos, il passo è lento e il cuore aperto.
Ci si sofferma per godere appieno dell'istante presente e delle propizie occasioni che esso ha in serbo per noi.


 Nella decelerazione il segreto della felicità 

Adottare uno stile di vita slow non è impossibile. E' un mosaico di piccoli gesti quotidiani, che tessera dopo tessera possono compiere il grande capolavoro del vivere un tempo sano.
Il tempo di una passeggiata rilasata all'aria aperta, il tempo di una buona lettura, il tempo dedicato a chi si ama, il tempo di non far nulla.

Ritagli di tempo da svuotare dall'inutilità perché anche il "non fare" ha un valore immenso.
Eliminare il superfluo e dare senso all'essenziale. Una lentezza che altro non è che giusta misura.


La decelarazione del Mondo
si chiama decrescita

Produrre o non produrre? Consumare o non consumare? Ahimé, questo è il problema.

Il filosofo economista Serge Latouche ci propone una terza via: il sentiero della decrescita. Da cui scaturisce l'affascinante ossimoro dell’"abbondanza frugale".

La ricetta delle“8R”:
  • Rivalutare
  • Ricontestualizzare
  • Ristrutturare
  • Rilocalizzare
  • Ridistribuire
  • Ridurre
  • Ritualizzare
  • Riciclare
Questo significa cooperazione, equa distribuzione delle risorse, prodotti a Km Zero, e quindi valorizzazione delle colture locali, nonché riduzione dell'orario di lavoro «per lavorare tutti e lavorare meglio».


Meno beni e più tempo libero, perché è il tempo il nostro sommo bene.


Alla società della crescita si contrappone il modello della decrescita, laddove la globalizzazione ha omologato, le soluzioni  provengono dalle comunità locali. Il tutto retto dalla filosofia Zen: «la felicità si trova solo se si sanno limitare i propri bisogni e i proprî privilegi».

Tra "Essere o Avere", non ci sono dubbi, chi vive slow sceglie di avere tempo, ossia di essere.


QUALCHE INDIRIZZO UTILE:

http://www.vivereconlentezza.it/
http://www.associazionenazionalebdt.it/
http://decrescitafelice.it/
http://www.slowfood.it/